Prendere nell’opportuna considerazione la correzione delle attuali soluzioni di svincolo, favorendo il ristabilirsi della tradizionale opportunità di immissione diretta del traffico veicolare in località Copanello, in territorio comunale di Stalettì.
E’ quanto chiede la “Cicas” (confederazione degli imprenditori, commercianti, artigiani, turismo e servizi) all’Anas in relazione ai lavori di realizzazione in atto della bretella che dovrà collegare la nuova statale 106 con la vecchia sede stradale.
Con una “lettera aperta” indirizzata a Vincenzo Marzi, capo dipartimento della viabilità dell’Anas per la Calabria, il presidente nazionale della “Cicas” Giorgio Ventura fa presente che «l’ agognata nuova superstrada sta per essere ultimata nel tratto che attraversa i territori di Borgia, Squillace e Stalettì, raccordandosi sull’attuale statale 106, a Copanello, proprio laddove coesistono in consolidato equilibrio affermati insediamenti turistici e uno storico stabilimento industriale.
La nostra confederazione, che tutela i piccoli imprenditori e gli operatori del turismo e dei servizi, non può che essere felice dell’apertura di una nuova importante infrastruttura che renderà più agevoli gli spostamenti di uomini e di merci lungo un tratto di territorio di notevole tradizione anche culturale».
Ventura, facendosi portavoce delle aspettative di diversi associati, rileva che «l’esame del tracciato e i riscontri effettuati in loco confermano la non sussistenza di uno svincolo dedicato su Copanello, favorendo un vulnus su una tradizione ormai radicata nella comunità.
Da quel che è dato sapere, per arrivare a Copanello provenendo da Catanzaro bisognerà uscire a Squillace, nei pressi del santuario della Madonna del Ponte. L’alternativa è arrivare fino allo svincolo di Pietragrande e percorrere la 106 in senso inverso».
La “Cicas”, quindi, sostiene che «le soluzioni adottate, che avranno, senza dubbio alcuno, fondate ragioni tecniche e logistiche, suscitano negli operatori economici e turistici di Copanello sconcerto e preoccupazione, poiché trasformano un’antica attesa in una disillusione attuale e futura.
Il timore è di perdere, insieme all’immediata immissione nella circolazione primaria, centralità e riconoscibilità, depauperando, in poco tempo, sforzi e strategie operative durate, nella maggior parte dei casi, anche diverse generazioni».
Salvatore Taverniti