Nei giorni scorsi internet e, in particolar modo, i social network hanno fatto da teatro per amplificare l’ormai famosa vicenda che ha visto un giovane catanzarese partecipare al noto programma televisivo “L’Eredità”, condotto da Carlo Conti.
Nei suoi confronti i messaggi e le considerazioni dei navigatori sono stati innumerevoli e di ogni genere, ma la stragrande maggioranza non ha assolutamente condiviso il contenuto delle sue idee, in quanto egli ha posto delle differenze tra Catanzaro e Catanzaro Lido, come fossero due città distinte.
Sulla vicenda interviene il presidente dell’associazione culturale “Domus Pacis” di Squillace, Mario Caso, secondo il quale «la questione non investe soltanto la realtà del capoluogo di regione».
Secondo Caso, infatti, «la profonda convinzione delle idee manifestate da quel ragazzo, purtroppo, rappresenta un modo di pensare che oggi tende a svilupparsi specie in quei comuni comprendenti più frazioni e che riguarda anche comunità come quella di Squillace, che viene spesso offesa perfino in modo volgare.
Personalmente devo riconoscere, senza alcun timore di essere smentito, di aver più volte notato questo tipo di fenomeno, che vede proprio le giovani generazioni rendersi autrici di affermazioni verbali o scritte del tipo “Io sono di Squillace” o “Io sono di Squillace Lido”, con l’aggiunta di pregi e difetti, vantaggi e svantaggi. Questo problema si sta sviluppando con molta facilità su canali spesso invisibili e non va minimamente sottovalutato». Caso propone che il problema venga analizzato alla radice, «in quanto dispiace dover constatare che fra i due centri abitati, ancora nel 2012, ci sia stata soltanto l’unificazione e non l’unità, in primis quella dell’identità e dei valori che di fatto non si è mai compiuta».
Per il presidente della “Domus”, quindi, occorre ripartire dalle famiglie e dalle scuole, prime agenzie educative e formazioni sociali con cui i giovani si relazionano, al fine di ricordare e trasmettere il messaggio che la realtà territoriale di Squillace è unica, e unici devono essere i principi basilari dell’educazione civica che ci devono legare, nonostante le diversità che possono soltanto arricchire e le difficoltà che non vanno nascoste, ma risolte con il contributo dei cittadini attivi, l’intervento della politica locale, la pastoralità della realtà diocesana e le molteplici forme di associazionismo.
Carmela Commodaro