Due affreschi raffiguranti Sant’Agazio, il patrono di Squillace e compatrono dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, sono stati scoperti dal noto studioso e filologo squillacese Lorenzo Viscido.
Un’immagine si trova in uno dei venti monasteri di Monte Athos, quello di Koutloumousiou. Risale al XVI secolo.
L’altro affresco si trova nel monastero di Decani, in Serbia, risalente alla prima metà del sec. XIV.
Sant’Agazio, centurione in Cappadocia, per la sua fede cristiana venne martirizzato e le sue spoglie giunsero miracolosamente a Squillace, dove fu eletto patrono.
«Che si tratti certamente di un martire – spiega Viscido, riferendosi ai due affreschi – è deducibile dal fatto che egli indossa una clamide color rosso, simbolo del sangue da lui versato come tale, ed ha tra le mani una croce, emblematica anch’essa del martirio.
Visto, però, che il nostro sant’Acacio, ossia il Cappadoce, non fu l’unico martire con questo nome e che, pertanto, suoi omonimi vennero pure martirizzati per avere aderito alla dottrina di Cristo, potremmo altresì credere che il santo di quegli affreschi sia Acacio di Armenia, ucciso sotto Adriano, oppure Acacio di Mileto, morto durante la persecuzione di Licinio.
Nulla ci vieta di pensare, tuttavia, che nelle due opere sia raffigurato proprio sant’Acacio il Cappadoce, decapitato alle porte di Bisanzio nel 303».
Salvatore Taverniti