Dopo oltre 50 anni si riconcilia e ritrova la sua Squillace
«Il mio libro non è altro che un grido di rabbia e di dolore per una ferita che porto in me da quando ho lasciato il mio Sud».
Lo ha affermato Giuseppe Mungo, squillacese, emigrato all’età di 10 anni in Francia con la sua famiglia, al termine della presentazione del suo libro “Hanno fatto di noi dei migranti”, avvenuta a Squillace, nella Casa della Cultura.
«Un peso – ha aggiunto l’autore – che porto in me dall’infanzia, ma che ho affrontato e superato grazie a questo libro».
L’incontro, moderato dalla giornalista Carmela Commodaro, è stato aperto dal sindaco di Squillace, Guido Rhodio, il quale ha affermato che il grido di ribellione di Mungo alla fine si trasforma in amore e attaccamento alle radici. «Oggi – ha detto il sindaco – ci sentiamo tutti cittadini europei. Ma i nostri emigranti sono stati i costruttori dell’Europa».
La presentazione del libro è toccata al vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Raffaele Facciolo.
«E’ un libro agile – ha rilevato – profumato di ricordi, ma anche arrossato da venature di sangue.
E’ un pianto che ci ricorda quello del popolo d’Israele sulle rive di Babilonia; è una ribellione interiore contro chi ha forzato l’esodo umano e sociale; è una scommessa vinta, dell’uomo audace che dice al mondo: “mi volevi schiavo e sono rimasto libero”».
Il poeta Totò Spanò e la linguista Concetta Sinopoli, che ha tradotto il libro dal francese, hanno poi letto alcune commoventi pagine dell’opera, mentre il maestro Salvatore Fiorentino ha eseguito brani classici al violoncello
(Nella foto l’abbraccio, conciliatore, con uno squillacese-patociu doc, il prof. Francesco Zofrea )
Salvatore Taverniti