Video, premi internazionali e racconti di «fanta-filologia» per ricordare il fondatore dello scriptorium calabrese
07 luglio 2020
«Se noi continueremo a commettere ingiustizie, Dio ci lascerà senza la musica»; una frase che a quattordici secoli di distanza da quando è stata scritta per la prima volta non ha perso la sua verità e la sua freschezza. Più difficile è ricordarsi del suo autore, Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, senatore a Roma durante il regno ostrogoto, ministro a Ravenna e ambasciatore a Costantinopoli, biblista, storico, fondatore di monasteri e scriptoria (in particolare il cenobio di Vivarium, che sorgeva vicino all’attuale Squillace, in Calabria). Luoghi che, in un’epoca segnata dallo smarrimento, dalla violenza e dal caos, hanno traghettato verso il futuro capolavori di valore inestimabile.
Le iniziative nate per cercare di rimediare a questa amnesia sono tante: premi internazionali, promossi dall’Associazione guidata da don Antonio Tarzia, cicli di conferenze (come le conversazioni Cassiodoro all’alba del terzo millennio, promosse e ospitate dal liceo classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria) libri a fumetti che raccontano per immagini la sua biografia, concorsi riservati alle scuole, pensati per far tradurre ai ragazzi in linguaggio video (o comunque nell’ambiente digitale) gli insegnamenti di un uomo vissuto in un’epoca tanto lontana dalla nostra, ma anche tanto vicina per la complessità dei problemi da affrontare.
Nel sesto secolo, Cassiodoro fa nascere una sorta di università cristiana ante litteram sui suoi terreni in Calabria e la chiama Vivarium, il Vivaio. Nel primo libro del regolamento inserisce anche la frase sulla musica che abbiamo riportato all’inizio; una metafora della società umana e del suo difficile rapporto con Dio, attuale in qualsiasi contesto. L’uomo di ogni epoca sperimenta che la disarmonia, la “stonatura” del male non permette di sintonizzare la propria vita sulle frequenze del Bene con la b maiuscola. E l’accesso alla scala del Cielo sulla quale salgono e scendono angeli, come narra Giacobbe nella sua visione (sinonimo della musica anche secondo tanta esegesi ebraica) rischia di essere dimenticato. Negli ultimi anni, i destinatari dei progetti didattici dedicati alle opere del successore di Boezio non sono solo i licei classici, ma anche gli istituti alberghieri e agrari. «Questo approfondimento tematico — spiega don Tarzia nel sito della sua associazione — è stato deciso per continuare la politica di valorizzazione dei luoghi interessati dall’opera spirituale e culturale di Cassiodoro in Calabria allo scopo di progettare dei veri e propri “percorsi e cammini cassiodorei”. Il collegamento più importante con questi temi, può essere tratto, dalla sua vasta produzione culturale, dai frequenti brani delle Variae in cui, nella sua qualità di prefetto della Calabria e della Lucania, si dilunga amabilmente (e con dovizia di particolari) sulle straordinarie qualità dei prodotti di questi luoghi. La sua posizione privilegiata di primo sottoposto al re Teodorico, gli consente di scrivere intere pagine di elegie sui cibi, sui vini, sui luoghi, sull’abilità dei contadini e degli allevatori».
Cassiodoro muore intorno al 580 dopo Cristo; già nel 598 si parla di Vivarium come di un monastero in gravi difficoltà in due lettere di papa Gregorio. La biblioteca si disperde a partire già dal VII secolo; probabilmente una parte dei libri confluisce al Laterano, per poi disperdersi. Fra le spy stories erudite che si dipanano a partire da questa sparizione eccellente spicca un piccolo gioiello di fanta-filologia, L’errore di Alessandro Zaccuri (Papero Editore, 2016), in cui il paleografo Rudolf Beer si convince che la biblioteca del monastero di Vivarium non è persa per sempre, ma in parte migrata a Bobbio, in quella del monastero di San Colombano. Fatto dimostrabile grazie a un complesso sistema di scatole cinesi codicologiche, in un gioco di specchi che ricorda le atmosfere allucinate dei racconto di Kafka. Dopo quattordici secoli, quel che resta di Vivarium non cessa di generare traduzioni, racconti, cronache immaginarie e non, e a diffondere l’amore per i libri. Proprio come aveva previsto Cassiodoro nel suo atto di fondazione.
di Silvia Guidi
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-07/quanta-vita-dopo-quattordici-secoli-a-vivarium.html