«Moro vive! Moro, sei con noi!». Sono le frasi che un gruppo di giovani di Squillace gridarono il 10 maggio 1978, il giorno successivo alla morte di Aldo Moro, per mano delle Brigate Rosse. Il presidente Moro era stato sequestrato il 16 marzo precedente. Ricorrono oggi i 40 anni da quel giorno maledetto.
Anche la città di Squillace, fortemente sensibile ai grandi valori democratici e civili, visse la terribile vicenda del rapimento e dell’uccisione di Moro attraverso una serie di pubbliche iniziative di sdegno per gli atti incivili perpetrati dai brigatisti.
La sera del 17 marzo 1978, il sindaco dell’epoca Giuseppe Mercurio convocò un consiglio comunale aperto: fu una vera e propria assemblea di tutto il popolo squillacese davanti al municipio, con discorsi appassionati dello stesso sindaco, del vicepresidente della Provincia di Catanzaro Guido Rhodio, che era anche capogruppo di maggioranza in consiglio comunale, e del segretario provinciale della DC, presenti tutte le forze politiche anche di opposizione.
Il 22 marzo successivo, si svolsero in cattedrale la celebrazione di una messa e la preghiera pubblica, per chiedere la liberazione di Moro e affermare l’impegno contro ogni violenza brigatista.
Seguì una manifestazione di tutta la cittadinanza e delle rappresentanze dei comuni del comprensorio, con i loro sindaci, presenti tutte le massime autorità provinciali (Prefetto, Generale dei Carabinieri, Questore e altri) e il deputato Guido Mantella: l’iniziativa si concluse davanti alla lapide del municipio con discorsi di diversi esponenti.
Il 10 maggio, giorno successivo all’uccisione di Moro, venne celebrata una messa in cattedrale, presieduta dal vescovo mons. Armando Fares (che conosceva personalmente Moro, pugliese come lui), venne convocato un nuovo consiglio comunale aperto e si svolse un’ulteriore manifestazione pubblica organizzata dai giovani squillacesi.
Nel 2008, nel trentennale del rapimento e della morte di Moro, la giunta comunale guidata da Rhodio decise di intitolargli il parco verde attrezzato che era in fase di realizzazione nel quartiere marino, adiacente al nuovo edificio della scuola materna, e di intitolare agli uomini della scorta di Moro, rimasti uccisi al momento del rapimento (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi), cioè ai “Caduti del 16 marzo 1978”, la strada adiacente al parco verde, conosciuta come via Telemaco, luoghi pubblici del nuovo quartiere di Squillace Lido, simbolo della crescita democratica e del progresso sociale della città cassiodorea.
Carmela Commodaro